(Tratto da "I giochi del passato", raccolta eseguita dai ragazzi della classe terza della scuola primaria di Castel di Lucio – Anno scolastico 2006/2007)

"Ai miei tempi c'era molta fantasia. I picciriddri si facevanu i juochi iddi suli. Anche con una pietra, 'na ciacudda, 'na gaddarizza, 'nu circu i fierru.. poteva diventare uno strumento di svago. Oggi, invece, non è più così. La televisione fici finiri a puisia, ha eliminato la fantasia. E oggi è la pubblicità a dire ai giovani con cosa devono giocare e come devono divertirsi". (intervista ad un anziano).

A-mmucciaredda (A nascondino)

Tirando di conta un bambinetto viene designato ad appoggiarsi (chiddru c'appuzza) ad un muro e cominciare a contare fino ad un numero precedentemente stabilito. Finito di contare deve cercare gli altri. Trovatone uno deve correre fin dove aveva iniziato la conta e gridare Ti vitti!. Se arriva per primo, passa la conta a chi è stato trovato per primo, altrimenti ricomincia egli stesso.


Susu jusu munachieddu (Su e giù monachello)

Consisteva nell'indovinare in quale pugno chiuso si trovava il piccolo oggetto che veniva nascosto. Il premio, che era l'oggetto stesso, poteva essere una mandorla, un fagiolo, una fava o una pietruzza.
Solitamente veniva fatto dai nonni nelle serate di freddo attorno al braciere e mentre, dietro la schiena si passavano l'oggetto da una mano all'altra, canticchiavano: "susu, jusu, munachieddu, nun c'è porta nè purtieddu. Unni sta u 'zzu munachieddu?"


I buttuna (I bottoni)
Molto simile alle bocce, il gioco solitamente si svolgeva all'aperto e veniva fatto da molti ragazzi. Dopo aver scelto u fuossu (un piccolo cerchio sul terreno), si cercava di far andare, con un lancio, il bottone proprio in mezzo al fuossu. Misurando la distanza dei bottoni lanciati, si proclamava vincitore chi fosse andato più vicino al centro (che a volte era un bottone collocato precedentemente). Il premio erano i bottoni dei perdenti.


A firlidda
Un gioco smile al baseball, ma fatto da due giocatori. Uno con un bastone di ferula lungo (mazza) era il battitore, l'altro con un bastone più piccolo (palla) era il lanciatore. Vinceva chi batteva più lontano possibile.


A strummula (La trottola)

Uno dei passatempi più antichi, che richiedeva grande abilità e maestria. Veniva fatto con una trottola e un filo che veniva dapprima arrotolato alla stessa e poi tirato con velocità al momento del lancio della trottola. Si poteva giocare da soli o fare a gara sulla durata della rotazione o su percorsi più o meno accidentati.


U iucu du filu (Il gioco del filo)
Più che un gioco, un passatempo per due persone. Chi inizia deve attenersi a creare, con un filo chiuso, un disegno, facendoselo passare tra le mani. è compito dell'altro prendere due punti, con pollice ed indice, allargare i palmi e creare una nuova figura che sarà l'inizio di un nuovo scambio.