Passeggiando per le storiche vie di Castel di Lucio, non si può fare a meno di ammirare la chiesa di San Carlo Borromeo, un autentico gioiello di arte e architettura. Costruita tra il 1619 e il 1624, in seguito alla diffusione della devozione per San Carlo Borromeo, funge da fondale architettonico per una delle strade principali del borgo. L'esterno, con la sua sobrietà, cela l'incredibile ricchezza delle decorazioni interne.
Particolare della Chiesa di San Carlo Borromeo
La facciata principale ha forma quadrangolare, è conclusa da una cimasa rettilinea e presenta in sommità, sull'angolo nordoccidentale, un
campanile a cavalletto. Il portale principale, risalente ai primi anni del Novecento, presenta paraste su alti plinti, con capitelli dorici e ornamenti scolpiti con motivi a fiori e foglie. La trabeazione sovrastante ospita un incantevole fregio, dove al centro è raffigurato il galero, cioè il cappello cardinalizio con nappe, simbolo dell'alto rango, che San Carlo Borromeo aveva nella Chiesa cattolica.
Lateralmente, vi sono motivi del bestiario medievale, che rappresentano intricati motivi di foglie da cui nascono creature leggendarie: gli ippogrifi, con corpo di cavallo e testa d'aquila, che simboleggiano la dualità tra cielo e terra. L'aquila, con la sua capacità di volare in alto nei cieli, rappresenta la sfera spirituale, mentre il cavallo rappresenta la forza e la nobiltà terrena. Inoltre, poiché tali creature sono forti e nobili, simboleggiano anche la guida divina, segno di speranza per i fedeli. Il fregio mostra un gusto per il mostruoso e l'immaginario tipico del Medioevo, con elementi ritenuti più significativi della bellezza terrena, mutevole e non autentica, attraverso cui si lodava meglio Dio.
Attraverso l'arco a tutto sesto, incorniciato dalle paraste, che reca scolpiti nella chiave di volta due cherubini, si accede all'interno della chiesa.
La navata unica e l'ampio presbiterio sono entrambi coperti con volte a botte conunghiature in direzione delle finestre. Un grande arco trionfale immette nel coro; nella sua chiave di volta è un dinamico cartiglio che reca l'iscrizione: "Manum suam aperuit in pauperes", che significa: "Ha aperto la sua mano ai poveri," con chiaro riferimento alle opere caritatevoli fatte da San Carlo Borromeo.
Al di sopra del cartiglio, è un'insegna dove sono raffigurati la mitra e il pastorale.
Nell’unica navata sono presenti due altari: uno ligneo a sinistra, dedicato allo Spirito Santo, opera dell'ebanista Antonino Stimolo, risalente agli anni quaranta del Novecento, e l'altro in marmi policromi, che accoglie il simulacro della Madonna del Carmelo, realizzato nel 1850 presumibilmente dalla bottega palermitana del Bagnasco. L'interno della chiesa è, altresì, impreziosito dal pulpito ligneo pensile, realizzato tra il 1920 e il 1922 dall'ebanista locale Nicolò Campo. L'altare maggiore, dedicato a San Carlo Borromeo, ospita un’ancona del XVIII secolo, raffigurante il Santo in atto penitenziale, probabilmente opera del pittore Nicolò Salvo.
Di grande pregio è il paliotto dell'altare maggiore, dipinto ad olio (nel XVII sec.?) e raffigurante volute floreali, che incorniciano una cesta colma di frutti. Appena varcata la soglia di questo luogo di culto, il visitatore rimane estasiato dalla magnificenza della volta affrescata nel 1881 da Salvatore De Caro, con scene bibliche incorniciate da eleganti stucchi. La chiesa è sede da sempre della confraternita dedicata a San Carlo Borromeo, che nel 1623 acquisì un frammento della veste del Santo quale preziosa reliquia da esporre alla venerazione popolare.
Affreschi della volta dell’aula S. De Caro ( 1881)
Questo spazio sacro, con la sua architettura sobria e le sue ricche decorazioni interne, racconta una storia di fede che si snoda attraverso i secoli.
I culti tradizionali che vi si celebrano, come le Quarantore nel periodo che precede la Quaresima, lo rendono un luogo di intensa spiritualità e bellezza.
Visitarlo durante tali celebrazioni, quando le decorazioni con arance, foglie di alloro e palme lo trasformano in un paradisiaco giardino, è un viaggio, che permette di scoprire la bellezza e il fervore religioso di una comunità, che ha saputo preservare con amore la propria eredità spirituale.